EMDR

EMDR significa: “desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari” (in inglese: Eye Movement Desensitization and Reprocessing).

Originariamente concepito per dare sollievo al disagio provocato da ricordi di eventi particolarmente traumatici, l’EMDR ha subito negli anni una evoluzione che lo ha portato a diventare un approccio psicoterapeutico di più ampia applicazione, assai efficace nel trattamento di una vasta gamma di patologie e disturbi psicologici.

Concettualmente, l’EMDR poggia sul modello AIP (Adaptive Information Processing – Elaborazione Adattiva dell’Informazione) di Francine Shapiro, che postula tre principi:

1) Esiste un naturale sistema di elaborazione delle informazioni che permette all’uomo di riorganizzare le sue risposte agli eventi disturbanti, passando da uno stato di squilibrio disfunzionale a uno di risoluzione adattiva (adaptive resolution).

2) Un evento traumatico o uno stato di stress persistente durante una fase di sviluppo può disgregare questo naturale sistema di elaborazione delle informazioni.

3) La combinazione tra gli elementi del protocollo standard EMDR e la stimolazione bilaterale ristabilisce l’equilibrio nel sistema causando una ripresa dell’elaborazione delle informazioni che porta alla normale risoluzione adattiva.

Nella prospettiva dell’EMDR i disturbi che spingono il paziente a richiedere una psicoterapia sono causati da informazioni immagazzinate nella memoria (ricordi) in modo disfunzionale.
Il terapeuta EMDR non si concentra dunque sul sintomo/evento odierno, ma sul ricordo inteso come informazione male immagazzinata, ottenendo un sollievo dei sintomi come conseguenza del lavoro su ciò che dà loro origine.

Tra le informazioni (ricordi) immagazzinate in modo disfunzionale su cui si lavora con l’EMDR non vi sono soltanto insiemi di immagini, suoni, odori, emozioni e sensazioni, ma anche ciò che l’evento ci “insegna” su di noi e sul mondo. Tutto ciò che impariamo viene infatti immagazzinato nella memoria sotto forma di ricordo.

Una classe di “ricordi” su cui l’EMDR si concentra in particolar modo è quella delle convinzioni negative che sempre si formano nella nostra mente quando viviamo un evento traumatizzante (per esempio “sono in pericolo“, “sono inadeguato“, “sono impotente“, “sono colpevole“, oppure: “non esisto“, “non sono degno di amore“, ecc.)

Quando un evento traumatizzante “insegna” una convinzione negativa, questa rimane concretamente attiva finché il ricordo dell’evento non viene completamente elaborato.
In psicotraumatologia, per esempio, è frequente imbattersi in un paziente che presenta i sintomi di PTSD (Disturbo Post Traumatico da Stress) in seguito a un incidente d’auto, e che, quando ripensa a quell’evento, riferisce una “attualeconvinzione negativa del genere: “sono morto“.

Il meccanismo preciso con cui l’EMDR ottiene risultati così buoni è stato oggetto di innumerevoli ricerche che, pian piano, hanno condotto a concentrarsi sulla contemporanea doppia focalizzazione dell’attenzione: da una parte nel passato, sul ricordo disturbante, e dall’altra sul presente, sugli stimoli bilaterali applicati dal terapeuta.
La doppia focalizzazione dell’attenzione che si ottiene nell’EMDR consente di trasformare il vissuto del paziente da, per esempio, un travolgente “Sto morendo” a un più realistico e controllabile: “mi osservo mentre sono convinto di stare morendo“.

Strategicamente, il protocollo EMDR prevede un lavoro impostato su tre assi:

1) passato: i ricordi degli eventi di vita disturbanti.

2) presente: ciò che oggi è in grado di riattivare il disagio (triggers)

3) futuro: acquisizione di nuove abilità per un funzionamento adattivo

Più tecnicamente, una seduta EMDR si svolge in una successione di brevi momenti (set) durante i quali, mentre il paziente affronta il ricordo disturbante, il terapeuta ne stimola bilateralmente il cervello con movimenti oculari, o con tamburellamenti, o con suoni.
Questo causa una diminuzione dell’agitazione psichica (arousal) dovuta al ricordo dell’evento traumatico, genera catene di associazioni mentali che aiutano il paziente a riformulare le proprie convinzioni negative in senso adattivo e, naturalmente, desensibilizza i ricordi traumatici.

Infatti, sebbene l’EMDR si sia dimostrato molto efficace nell’affrontare una vasta gamma di disturbi psicologici, il campo in cui ottiene risultati più singolari è quello dei cosiddetti traumi con la “T” maiuscola.

Numerose ricerche riguardanti vittime di violenze sessuali, incidenti, catastrofi naturali, ecc. hanno indicato che L’EMDR conduce a una desensibilizzazione rapida dei ricordi traumatici e a una ristrutturazione cognitiva che risulta in una riduzione significativa dei sintomi del paziente.

Nel 1995, dopo gli usuali, severi studi condotti sull’EMDR, il Dipartimento di Psicologia Clinica dell’American Psychologic Association ha concluso che questo approccio psicoterapeutico ha il più alto indice di efficacia nel trattamento del PTSD (Disturbo Post Traumatico da Stress)).

Nel 2004 il Veterans Affairs and Department of Defense ha posto l’EMDR nella categoria “A” (fortemente raccomandati) per il trattamento dei traumi.

Di recente, anche il SAHMSA’s National Registry of Evidence-based Programs and Practices ha inserito l’EMDR nella sua prestigiosa lista di psicoterapie la cui efficacia è provata sulla base di risultati evidenti.

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