Bulimia nervosa
La bulimia nervosa è un disturbo dell’alimentazione in cui il soggetto, dopo avere mangiato in modo compulsivo e spropositato (abbuffata), mette in atto comportamenti compensatori (digiuno, esercizio fisico eccessivo e, soprattutto, vomito autoindotto e uso di purganti).
Nella bulimia nervosa una bassa autostima di base è esageratamente influenzata dal peso e dalla forma del proprio corpo. La minaccia di essere sovrappeso, o addirittura obesi, diventa così un attentato alla propria identità, generando livelli di emotività (ansia) particolarmente alti.
L’abbuffata della bulimia nervosa nasce precisamente dal bisogno di diminuire l’elevata emotività che non si riesce a gestire altrimenti.
Di solito l’esordio della bulimia si manifesta con l’insoddisfazione per la forma del proprio corpo e con una conseguente volontà di perdere peso.
La persona che soffre di bulimia riesce però a portare a compimento le diete ma non a mantenere i risultati raggiunti. Da qui, diete o digiuni ripetuti, alternati a nuove abbuffate cui seguono i comportamenti compensatori tipici della bulimia.
Per questo motivo la persona che soffre di bulimia presenta di solito un peso corporeo nella norma, e problemi fisici derivanti dalle attività compensatorie alle abbuffate.
I problemi medici causati dalla bulimia vanno dalla malnutrizione dovuta al digiuno, al gonfiore del volto dovuto all’irritazione delle ghiandole salivari, alle gravi conseguenze odontoiatriche e gastroenterologhe dovute al vomito (la presenza di sangue nel vomito richiede sempre una visita medica) e ai purganti.
La bulimia nervosa, diffusa soprattutto nei paesi industrializzati, è un disturbo che colpisce soprattutto donne post-adolescenti, generalmente viventi in aree urbane.
Il manuale diagnostico statistico dei disturbi mentali (DSM) stabilisce i seguenti criteri per la diagnosi di bulimia nervosa:
1) Episodi ricorrenti di abbuffate compulsive. Una abbuffata compulsiva si caratterizza per la presenza di entrambi i seguenti elementi:
b) sensazione di perdita del controllo nel mangiare durante l’episodio (per es., la sensazione di non riuscire a fermarsi, oppure a controllare che cosa e quanto si sta mangiando).
2) Ricorrenti ed inappropriate condotte compensatorie per prevenire l’aumento di peso, come vomito autoindotto, abuso di lassativi, diuretici, enteroclismi o altri farmaci, digiuno o esercizio fisico eccessivo.
3) Le abbuffate e le condotte compensatorie si verificano entrambe in media almeno due volte alla settimana, per tre mesi.
4) I livelli di autostima sono indebitamente influenzati dalla forma e dal peso corporei.